Il pomeriggio del servizio di doposcuola è così strutturato: i bambini arrivano alla scuola dell’infanzia D.G. Busato, con il pulmino, alle ore 13.05; vengono accolti dalle insegnanti in cortile e accompagnati in salone dove ci si prepara al pranzo, si effettua scrupolosamente l’appello e si va ai servizi.
Alle 13.15 inizia il pranzo che solitamente termina intorno alle 14.00. Dopo pranzo (o eventualmente dopo lo svolgimento dei compiti) ci si dedica ad attività ludiche, preferibilmente uscendo in giardino, se il meteo lo permette, oppure all’interno delle aule.
Avere un momento di svago dopo un’intera giornata scolastica è fondamentale, soprattutto per i bambini più piccini. Il gioco è parte integrante del bambino che giocando ha la possibilità di liberare la propria mente, di scaricare la propria istintualità ed emotività, oltre ad avere un gran valore educativo poiché stimola cognitivamente il bambino. Il gioco non è quindi una perdita di tempo ma un momento speciale che permette lo sviluppo psichico, sociale, emotivo e motorio del bambino, se non un momento in più che le insegnati hanno per conoscere al meglio i loro alunni e creare con questi legami sinceri.
Come diceva Platone “Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”. Per cui se è vero che lo studio è assai importante altrettanto lo è il gioco.
Dalle 14.30 alle 16.00 i bambini si dedicano allo svolgimento dei compiti, affiancati delle insegnanti che cercano di stimolarli all’apprendimento nel modo più efficace.
Può succedere che i compiti non vengano ultimati, a causa del carico cospicuo (come suddetto si preferisce la qualità alla quantità dei compiti svolti, sempre rispettando i ritmi del bambino) o a causa di “una giornata storta” del fanciullo. Le insegnanti raccomandano quindi ai genitori di controllare sempre i quaderni e i diari dei bambini al fine di assicurarsi che i compiti siano stati svolti e terminati al meglio, perché può succedere che qualche errore sfugga anche alle maestre.
“[Secondo la nostra consuetudine] il compito dell’educazione consiste nel dire agli altri ciò che ci è stato detto. Vorrei che ogni precettore correggesse questo metodo e che, sin dall’inizio, secondo le reali possibilità dell’allievo affidatogli, cominciasse a metterlo alla prova facendogli apprezzare da solo le cose, inducendolo a sceglierle e a discernerle autonomamente, ora aprendogli la via, ora lasciando che se la apra da solo. Non vorrei che il precettore parlasse soltanto lui ma che, a sua volta, ascoltasse il discepolo. Socrate, e dopo di lui Arcesilao, avevano l’abitudine di far parlare prima i discepoli e solo dopo parlare loro. «L’autorità dei maestri – diceva Cicerone – nuoce spesso a coloro che vogliono imparare».” (Michel de Montaigne)